Caterpillar “perde” in Cina

È da un po’ che si parla dell’investimento che la Caterpillar sta facendo in Cina. Lo slogan di questo loro progetto è “Win in China” (Vincere in Cina) e si basa sull’idea che se l’azienda non può competere a livello mondiale con le aziende cinesi in espansione, la Caterpillar ha deciso di vincere la “guerra” per l’egemonia nel settore del commercio di macchine edili dall’interno, cioè dalla Cina. Perciò la Caterpillar ha acquisito diverse aziende cinesi negli ultimi mesi.

La Caterpillar “perde” in Cina

In effetti gran parte delle news pubblicate degli ultimi tempi sull’azienda parlavano spesso del suo rapporto con la Cina: accordi con aziende locali per produzione di ricambi, acquisizione di aziende, apertura di nuove istallazioni…

L’ultima notizia che ci giunge dall’oriente però, non è affatto positiva. Infatti le riviste del settore parlano dell’ultimo acquisto dell’azienda in Cina, la ERA Mining Machinery Limited (ERA), che è risultato una mossa finanziaria negativa per la Caterpillar in quanto l’ERA è stata svalutata dell’80% dopo essere stata acquistata dalla Caterpillar.

Di seguito riportiamo alcuni frammenti* che riassumono l’articolo pubblicato lo scorso 21 Gennaio sul sito China Files che fa ecco della notizia.

La multinazionale statunitense ha appena annunciato una riduzione di 580 milioni di dollari sul valore della sua controllata cinese, ERA Mining Machinery Ltd, accusando il management di quest’ultima di “cattiva condotta contabile”. In pratica, i dirigenti cinesi avevano sovrastimato la redditività dell’azienda prima che fosse acquisita da Caterpillar nel giugno scorso per circa 700 milioni di dollari. La compagnia cinese è stata quindi svalutata dell’83 per cento. Dopo un primo abboccamento con la Caterpillar, la ERA aveva pensato bene di rendersi più appetibile e costosa quotandosi alla borsa di Hong Kong. Per farlo, aveva deciso l’acquisto di un’altra compagnia cinese, la Siwei, specializzata nelle strutture di supporto delle gallerie in miniera e già presente sul mercato azionario. È quello che si chiama tecnicamente “reverse takeover”: fondersi con un’azienda già valutata in borsa per evitare tutte le lungaggini burocratiche e i controlli necessari a diventare public company. Le “acquisizioni inverse” sono però da tempo nel mirino della US Securities and Exchange Commission, a causa di alcuni scandali contabili che hanno riguardato piccole aziende cinesi divenute “public company” attraverso questo strumento.

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